Mauro Cascio
Filosofia Massonica
Nota introduttiva di Alessandro Cecchi
Paone e appendici di Antonio Cecere e Marco Rocchi
Bastogi Editore, 2012, €.12,00
Quella di
Mauro Cascio è una sfida. Una sfida lanciata anche da altri, ma che ora, grazie
all’apertura (seppur minima) del mondo culturale e letterario, è pronta per
essere accolta da un più vasto pubblico. Si tratta, come scritto nella quarta
di copertina, di restituire agli studi filosofici uno degli “oggetti” più
straordinari della cultura occidentale degli ultimi tre secoli, vale a dire,
l’Istituzione Massonica.
Parlare di
filosofia massonica e non solo di filosofi massoni, può suonare alquanto
inusuale per coloro che sono abituati ad associare la parola “massonico” alle
teorie complottistiche, alle vicende come la P2 o ai libri in stile Dan Brown.
C’è, in
effetti, un abuso oramai storicamente ben documentato, delle parole e dei
simboli riguardanti la massoneria. Abuso fin troppo spesso doloso. Aborto di
una disinformazione che non solo mira al facile guadagno con sensazionalismi sincretistici
di ogni tipo, ma che mira concretamente alle fondamenta della tradizione laica,
o anche più semplicemente a tutto ciò che infastidisce la tradizionale fattura
religiosa e politica del paese.
Se è vero che
da una parte la Massoneria (se di Massoneria con la “m” maiuscola è possibile
parlare) riceve tuttora discriminazioni da organizzazioni religiose e politiche
contrapposte ai valori laici e liberali, si deve anche ammettere che c’è una
sorta di indifferenza allargata verso l’analisi della portata filosofica del
fenomeno massonico. Non sono rare, infatti, le pubblicazioni straniere a
riguardo (si pensi per esempio ai rilevanti studi di Margaret C. Jacob o alle
importanti affermazioni di J. Habermas per quanto riguarda il contributo della
Massoneria allo sviluppo della società borghese) ma sono ancora troppo poche le
pubblicazioni italiane che possono davvero ridare all’istituzione massonica
quel lustro che da troppo tempo le è stato negato. Di certo non servono a
questo scopo le notizie che si apprendono dai deliranti media italiani, dove
improvvisati storici ed esperti di un fantomatico “esoterismo” si addentrano,
circondati da atmosfere alla Eyes Wide
Shut, in territori che non competono ai nani e alle ballerine.
Ma come
sempre, nella più tetra notte, alcuni ricercatori scoprono la Luce, ed ecco che
senza lasciarsi troppo abbagliare iniziano a diffonderla nei loro ambienti. È
il caso di Mauro Cascio, Antonio Cecere e Marco Rocchi, i quali ci permettono
in una sola opera di attingere da tre prospettive massoniche e/o filosofiche diverse
.
Mauro Cascio
(giornalista, scrittore, laureato in Filosofia) ci accompagnerà nel suo
percorso filosofico per almeno 54 pagine. Cascio è pensatore esistenzialista,
ma non alla Sartre, ateo e senza speranza, ma alla Camus, dove “la lotta verso
la cima basta a riempire il cuore di un uomo”. Il massone - così come il
filosofo - secondo Cascio, cerca di continuo, senza mai fermarsi su risposte
definitive. È un uomo, l’iniziato, che non si abbandona allo sterile dogmatismo,
ma affronta con coraggio e determinazione la molteplicità di prospettive che il
mondo gli riserva. Vengono alla mente, allora, le intuizioni di quella corrente
filosofica che prende le mosse dalla svolta ermeneutica che in Italia vede il
suo sviluppo con Gianni Vattimo, sotto il nome di Pensiero debole. Il linguaggio, l’Arte, la verità, il dialogo.
Questi sono solo alcuni dei temi toccati da Cascio. La Massoneria come tempio e
cantiere per la costruzione di un senso comune che manca all’umanità. Per Mauro
Cascio, in definitiva, la ricerca filosofica sembra essere assimilabile alla
ricerca massonica, poiché la squadra, il compasso, la cazzuola e la livella sono
strumenti comuni ad entrambi i percorsi iniziatici.
Il volume di
Mauro Cascio si compone anche di una splendida appendice nella quale Marco
Rocchi e Antonio Cecere affronteranno due aspetti specifici della componente
filosofica dell’istituzione massonica.
Il contributo
di Antonio Cecere, dal titolo La
religione a cui tutti gli uomini darebbero il proprio consenso, prende le
mosse da una affermazione che il Nostro ritiene centrale nell’argomentazione di
Mauro Cascio: “Davanti al tema eterno della Verità il massone cerca, il
credente ha”. Cecere rintraccia il peso della componente deistica nella tradizione massonica partendo rigorosamente dallo
studio delle costituzioni massoniche redatte da James Anderson nel 1723.
Secondo Cecere, il quale porta a suo favore i contributi di almeno un secolo di
studi in tale campo, il deismo diffuso dalla tradizione massonica si pone come
stadio principale di una civiltà moderna, pluralista e tollerante. La
Massoneria, allora, rappresenterà un progetto
della modernità teso alla costruzione di nuove forme di sociabilità libere
dal giogo dei dogmi e dalle distinzioni religiose.
Pitagorismo e Newtonianesimo nella
Massoneria è invece il
titolo del contributo di Marco Rocchi (autore non estraneo a pubblicazioni sul
Newton alchimista), nel quale ci è permesso scorgere la funzione di collante
che la Massoneria ha giocato soprattutto nel secolo dei Lumi. Se è vero,
infatti, che molti filosofi illuministi appartenevano all’istituzione
massonica, è anche vero che all’interno di questa istituzione hanno trovato un
fuoco vivificante quelle tradizioni esoteriche come l’alchimia, la cabala e il
pitagorismo. Come ricorda Marco Rocchi, non si può parlare della Massoneria
come erede delle antiche tradizioni pitagoriche o ermetiche, ma di certo è
innegabile la presenza nel grembo massonico di questa seconda anima, dopo
quella illuministica, più misticheggiante e se vogliamo, anche più
irrazionalistica.
Nazzario
Giambartolomei