Frances A. Yates,
L’illuminismo dei Rosa-Croce, Mimesis Editore, 2011 (€.28,00).
Merita un plauso
l'editore Mimesis per avere ridato alle stampe un'opera fondamentale della
studiosa dell’Istituto Warburg, Francis Amelia Yates: “L'illuminismo dei Rosa-croce”
(dopo che l'opera originale era stata pubblicata nel 1972 in Inghilterra e che
l'edizione italiana del 1976, per i tipi di Einaudi, era andata esaurita da
tempo).
Certe opere hanno il
merito di segnare un punto di svolta, di abbattere paradigmi comunemente
accettati, di aprire nuove vie alla comprensione di certi avvenimenti e di
certe scuole di pensiero. Così è per quest’opera, sebbene la stessa autrice ci
metta in guardia sin dalla prefazione da facili sensazionalismi: “Come può un
rosacroce essere illuminista? Il fatto è che sto usando rosacroce in un senso strettamente e storicamente limitato, e non sto
usando illuminismo nel suo usuale
senso strettamente e limitatamente storico.(…) Rosacrociano in questo senso
puramente storico rappresenta una fase della storia della cultura europea
intermedia tra il Rinascimento e la cosiddetta rivoluzione scientifica del the
XVII secolo.”
Rosacrocianesimo è
dunque per la Yates uno stile di pensiero: “Vorrei cercare di persuadere le
persone e gli storici ad usare il termine rosacrociano.
Questo termine suscita pessime associazioni d'idee, dovute ad asserzioni
acritiche di occultisti concernenti l'esistenza di una setta o società segreta,
autodenominatasi Rosa-croce, di cui essi pretendono di descrivere la storia e
l'associazione… Per parte mia vorrei suggerire di usare questo termine per
definire un certo stile di pensiero storicamente riconoscibile (…)”.
La tesi della Yates è
quindi che in quel delicato periodo che fece da tramite tra il Rinascimento e
la rivoluzione scientifica ci fu continuità e non frattura.
Per dirla con le parole
di Claudio Bonvecchio (il cui saggio d'apertura vale quasi quanto il libro stesso):
“La Yates segnalava con sensibilità quasi profetica il profondo disagio dei
contemporanei nei confronti del pensiero scientifico: considerato asservito
alla tecnologia. Rilevando, nel contempo, come ciò desse origine ad un
rinnovato interesse per l'esoterico e il religioso: visti entrambi in chiave
compensative di un vuoto che sembrava - come è accaduto e accade ancora - non
facilmente colmabile. Inoltre, questo interesse - e particolarmente quello per
la tradizione esoterica - aveva alle spalle i sospetti del positivismo
ottocentesco e del neo positivismo novecentesco, che vi vedevano una pericolosa
deriva di latenze superstiziose o di nostalgie culturalmente regressive e
antiscientifiche: da combattere con ogni mezzo e ad ogni costo. Non che, oggi,
le cose stiano tanto meglio, anche se il ciclone della New Age - malgrado le
deprecabili forzature, le ricadute culturali, la colpevole superficialità e il
banale consumismo in cui è in corso - ha, quanto meno, avuto il merito di
portare alla superficie e rendere osservabile (e parlabile) quanto in passato
non lo era: come l'esoterismo, per l'appunto. E all'esoterismo o, più
specificatamente, all'ermetismo sono rivolti gli sforzi della Yates che - protetta
dal postulato dell'oggettività storica - vuole operarne un’intelligente ed
attenta valutazione. Infatti (…) costante sarà lo sforzo di dimostrare che
l'antico ermetismo, innestandosi sulla grande tradizione esoterica
rinascimentale, è stato la levatrice di un moderno
capace di coniugare l'uomo con la natura e con lo spirito. E non già di
separarlo: come avverrà lentamente, con l'affermarsi di uno scientismo
dogmatico, rozzo, positivista e metafisico. Su questa linea, la Yates ha
profuso i suoi sforzi e le sue energie per ribadire che l'ermetismo/esoterismo
non era in contrasto con il sapere scientifico, ma proponeva un sapere in cui
l'uomo fosse il centro propulsore.”
D'altra parte, come
dimenticare che Newton - considerato il padre intellettuale degli illuministi -
incarnò alla perfezione questo trait d’union? Esemplificativo un passo del
libro: “accostarsi a Newton attraverso l'alchimia rosacrociana può contribuire
non solo a individuare il filone unitario dei suoi studi fisici e alchimistici,
ma anche a integrarli con quelli sulla devozione ebraica, che troviamo alla
base dei suoi studi storici”.
Per finire, in questa
preziosa opera spicca come un importante documento il capitolo su “Rosacrocianesimo
e massoneria”, che indaga il filo conduttore esistente tra queste due
esperienze iniziatiche, senz'altro le più importanti dopo il periodo
rinascimentale.
A completare il libro,
in appendice, due dei manifesti Rosacrociani: Fama fraternitatis e Confessio
fraternitatis.
Marco
Rocchi